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dicembre 11, 2016

La frutta a guscio: un toccasana non solo in gravidanza

I semi e la frutta secca – meglio sarebbe chiamarla frutta a guscio, per differenziarla dalla frutta fresca essiccata – fanno così bene da meritare un posto tutto loro nella “moderna piramide dell’alimentazione mediterranea”. Mangiare almeno 20 grammi al giorno di arachidi e frutta secca a guscio, come noci e nocciole, pistacchi e anacardi, mandorle e pinoli, riduce il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari, cancro e altre malattie. A mettere in luce questo interessante dato è una ricerca condotta dall’ Imperial College di Londra, dalla quale emerge che consumare una manciata di questa frutta oleosi permette di ridurre del 30% il rischio di malattia coronarica, del 15% il rischio di cancro e del 22% il rischio di morte prematura. Inoltre, un’associazione sembra esistere anche tra il consumo di queste noci e la morte per malattie respiratorie e per diabete, con un abbassamento del rischio rispettivamente della metà e del 40%.  Lo studio ha incluso tutti i tipi di frutta a guscio, come le nocciole e le noci, e anche le arachidi che, sebbene accomunati alla frutta secca, sono in realtà dei legumi. questi alimenti sono ricchi in fibre, magnesio e grassi polinsaturi, capaci di abbassare il rischio cardiovascolare e ridurre i livelli di colesterolo. Le noci semplici e quelle pecan sono ricche, oltre che di magnesio, anche di fibre e grassi polinsaturi e di antiossidanti che contrastano lo stress ossidativi causato dall’eccessiva produzione di radicali liberi, svolgendo quindi una potenziale azione di riduzione del rischio di cancro. Gli stessi acidi grassi polinsaturi svolgono un ruolo determinante durante la gravidanza per la corretta formazione del tessuto cerebrale e del sistema nervoso del feto.   Anche se le noci sono molto ricche di grassi, sono anche ricche di fibre e proteine, (la fibra aiuta a  stimolare efficacemente la muscolatura dell’intestino, resa naturalmente più pigra dall’assetto ormonale della gravidanza)e non è sbagliato affermare che possono effettivamente ridurre il rischio di obesità nel corso del tempo.  Molti studi sono stati condotti sugli effetti dell’alimentazione sui big killer, come le malattie cardiache, l’ictus e il cancro, ma ora iniziano ad emergere anche delle evidenze in relazione ad altre malattie, ha fatto notare il dottor Aune, sottolineando l’importanza dei risultati ottenuti nonostante una quantità relativamente contenuta di alimento.

 

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